Dramma dell’ascensore – Come lavarsi la coscienza dando la colpa alle vittime.
G. Muti
pubblicato giovedì 24 gennaio 2013 alle ore 10:40:07
Quando si verifica un disastro che potrebbe essere causato dal mal funzionamento di strutture pubbliche o private, emergono spesso due posizioni: quella di coloro che, nella loro gestione hanno responsabilità, dirette o indirette, che tendono ad escluderle; e quella di tutti gli altri che tendono, invece, a confermarle. Questo si spiega con i diversi interessi che pongono ciascuna posizione rispetto all’evento. Ma bisogna dire, che anche un’indagine non potrebbe dare che qualche elemento in più, ma difficilmente potrebbe darci una certezza.
Ciò di cui si ha certezza, se parliamo dell’ascensore non funzionante dell’ospedale di Portoferraio, è che se si sono spesi denari pubblici per costruirlo, è perché era stato considerato utile specialmente per gli anziani, i malati e i disabili.
Adesso, se dopo che questo ascensore è rimasto bloccato per sei mesi; se in questo periodo sull’argomento si sono scatenate interminabili polemiche; se fra le centinaia di anziani e anche cardiopatici che si sono arrampicati sulle quelle quattro rampe di scale uno si accascia e muore, appare chiaro che il dramma che colpisce la famiglia ha anche un valore simbolico enorme per l’intera comunità e per chi la amministra. Per capirci, nessuno accuserebbe il gestore di un bar se un dramma simile si verificasse mente un cardiopatico prende un cappuccino.
La si rigiri come si vuole, ma è quasi certo che sulla coscienza di coloro che hanno un ruolo, diretto o indiretto, nella gestione di queste strutture rimane un dubbio (o almeno dovrebbe rimanre). E quello che pensano traspare dalle loro dichiarazioni rilasciate alla stampa.
Interessante il caso di Peria che , diciamolo subito, non ha responsabilità dirette. Prima di tutto esprime la sua vicinanza alla famiglia e, aggiunge anche che non si può più tollerare che un bene che deve servire soprattutto alle persone anziane, e ai disabili, funzioni a singhiozzo o stia fermo, per mesi. Però inserisce un elemento che, lui stesso ammette, non dovrebbe sollevare : “Va poi rimarcato - dice - che, per quanto non spetti a me stabilire se esista o meno un nesso causale fra il guasto all’ascensore… e il dramma”. Come dire: non c’è certezza che il dramma sia stato provato dal blocco dell’ascensore. E’ certamente vero come è altrettanto, vero , purtroppo, che non può esser neppure escluso. E’ un modo questo legittimo, se vogliamo, di esorcizzare il dubbio, e contiene un elemento di preoccupazione di chi si pone il problema e capisce di che cosa stiamo parlando. C’e da augurarsi che poi si muova di consequenza,
Ne’ dubbi ne’ preoccupazione nelle dichiarazioni dei responsabili regionali, i quali ,implicitamente ammettono che un nesso ci potrebbe essere, ma loro non ne sentono la responsabilità, in quanto avevano preparato, proprio per evitare rischi simili, un sistema alternativo per cui chi prende le scale lo fa a suo rischio e pericolo, “come - dicono - è successo con la signora deceduta ieri”.
Questo modo cinico di dare la colpa alla signora che, avendo trovato l’ascensore bloccato, aveva tentato raggiungere l’ospedale per le scale, e di farlo quando la famiglia e gli amici la stavano ancora piangendo, dice molto di più di quanto serva per capire con chi abbiamo a che fare.
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