Ieri era l’anniversario della morte di Pietro Gori morto a Portoferraio l'8 Gennaio 1911. A febbraio di quest’anno si parlò molto sui giornali di Pietro Gori, in occasione dell’intitolazione della piazzetta Gori all’ ex sindaco di Portoferraio Giancarlo Ageno. In quell’occasione pubblicammo un articolo per ricordare come, durante il periodo fascista, le targhe dedicate a Pietro Gori fossero tolte e poi ricollocate, a loro posto, nel primo dopoguerra. Ad eccezione di quella di Rio nell’Elba che fu fatta a pezzi con una mazza da muratore. Ripubblichiamo la parte dell’articolo che descrive questo episodio.
“.. . .Era al centro della facciata del palazzo che da sulla piazza principale, e durante il fascismo, arrivò l’ordine di toglierla e distruggerla, così come avvenne per quelle degli altri paesi.
A Portoferraio e a Capoliveri vennero tolte, ma nessuno ebbe il coraggio di spezzarle con una mazza. Questo avrebbe comportato di colpire il volto di Pietro Gori. Il difensore dei deboli dei lavoratori, un mito assoluto. Non ebbero il coraggio di farlo e furono ricoverate e poi rimesse al loro posto nel primo dopoguerra .
Ma a Rio Elba questo non fu possibile perché, una volta tolta dal muro e calata a terra, fu fatta a pezzi.
Ma la cosa non fu facile. Si racconta che, una vota che la targa fu posata terra, un gerarchetto locale indicò all‘operaio del comune la mazza appoggiata al muro. Lui la prese e si avvicino. La targa era molto grande e Pietro Gori vi era rappresentato a braccia aperte, come a simboleggiare un grande abbraccio, un gesto d’amore verso l’umanità. L’operaio indugiava e guardava verso il gruppo di riesi che stavano assistendo, come se chiedesse un incoraggiamento.
Poi arrivo l’urlo del gerarchetto
“Andamo che famo notte”
Allora si racconta che uno del gruppetto, a bassa voce, disse più o meno questo:
“ Il problema non è tanto romperla.Il problema ci sarà quando dovrà essere incollata rimessa al suo posto”.La targa alla fine fu fatta a pezzi e poi, con una carretto da muratore, gettata in una specie di magazzino abbandonato di fronte alla Chiesa.
Passò qualche anno e fu poi triturata gettata, come se fosse del ghiaino, nel cortile al lato della chiesa dove c’era l’asilo e dove giocavano i bimbi. Forse ancora oggi, dopo 80 anni, in quel cortile ci sarà ancora qualche passettino di marmo bianco
A Ragione Nurra. Peccato che questo oltraggio non sia stato lavato dai due sindaci di Rio che sono intervenuti a difesa di Pietro Gori. Ma non è poi così sorprendente. Dopo tutto, i Comunisti non hanno mai sopporto gli anarchici. Ma può anche darsi che, dopo le lezioni drammatiche avute dalla storia, abbiano capito come il messaggio di fratellanza e di libertà di Pietro Gori sia più importante della la realizzazione della dittatura del proletariato.. . “ |