Toh! Guarda chi si risente ...Riccardo Conti
pubblicato venerdì 5 novembre 2010 alle ore 10:47:36
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Qualche giorno fa, si è rifatto vivo l’ex assessore regionale all’Urbanistica Riccardo Conti. In passato ci siamo già occupati di lui fino alla noia. Non perché nel corso del suo mandato abbia fatto qualcosa di particolarmente giusto, o di particolarmente sbagliato: qualcosa cioè che rimanga concretamente come traccia indelebile del suo passato. No, non si tratta di questo perché l’assessore Riccardo Conti non ha fatto nulla ne’ di bene ne’ di male. Non ne aveva la forza e neanche la volontà. Durante gli incontri con gli amministratori locali, mentre loro parlavano, lui fischiettava o si tappava la bocca con un foglio per sbadigliare. Sembra che avesse un problema ad alzarsi il mattino. La moglie si dice incominciasse mezz’ora prima, come fanno le mamme con i bimbi che devono andare a scuola : “ Riccardo …. Riccardo svegliati che fai tardi “ Quando doveva venire all’Elba, poi, era un dramma. Non tutte le volte riuscivi ad alzarsi, per cui arrivava troppo tardi e gli amministratori si trovavano a fare le riunioni alle 13. 30 saltando il pasto e mangiando una pizza alle 15.00.
Ebbene, quest’uomo si è rifatto vivo riproponendo, in un intervista all’Unita ( fonte il Vicinato) lo slogan che lo ha reso celebre, soprattutto all’Elba. Eccolo : “ Bisogna fare da se ma non da soli” ed ha aggiunto : “ sono convinto che I localismi sono nocivi, ma l’autonomismo comunale è un valore di sinistra. Non esiste un governo efficace che non coinvolga i sindaci, e questo è tutto il contrario del leghismo, perché la stessa forza del Pd, le sue radici stanno nei nostri comuni».
All’Elba significava, in sostanza, che i sindaci non potevano essere lasciati da soli. Naturalmente questo non si applicava agli amministratori fiorentini. Un sindaco come Rienzi ( del suo stesso partito ) si sarebbe messo a ridere e lo avrebbe minacciato di “rottamazione”. All’Elba invece lo slogan di Conti fu rispettato come un versetto del vangelo. E’ una cosa incomprensibile, ma è l’unica traccia del passato di Riccardo Conti.
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