OMBRE SUL CANALE – IL RITORNO di Michele Lotti
pubblicato venerdì 27 dicembre 2019 alle ore 17:18:00
Ho letto l’interessante intervento di Giovanni Fratini sulla privatizzazione della Toremar e ne condivido in larga parte il contenuto.
E’ vero che è stato un errore privatizzare Toremar (e non era stato nemmeno richiesto dall’Unione Europea, come osserva giustamente Fratini), ma è stato soprattutto un errore il modo in cui la privatizzazione è stata realizzata. Perché in un paese “normale” il proprietario dell’unica (o quasi) compagnia privata che opera sul mercato non avrebbe mai potuto partecipare alla gara per l’assegnazione della compagnia pubblica, per evidenti motivi. Invece, non solo ha partecipato, ma si è fatto di tutto da parte degli operatori pubblici (Ministero e Regione) per favorirlo. Si ricorderà che, in un primo tempo, sembrava che la gara fosse stata vinta dalla cordata concorrente. Ma poi la gara è stata annullata e, quando è stata ripetuta, ha prevalso il gruppo Moby. In barba ai più elementari principi sulla libera concorrenza.
La domanda che si pone Fratini (la privatizzazione di Toremar ha favorito la libera concorrenza nel settore dei trasporti marittimi?) è, evidentemente, una domanda retorica, anzi direi priva di senso. Perché se il proprietario dell’unica compagnia privata diventa anche il proprietario dell’ex compagnia pubblica è evidente che si viene a configurare un vero e proprio regime di monopolio. Con tutto quello che ne consegue, specie per gli utenti.
Va comunque detto che una vera e propria concorrenza, di fatto, non è quasi mai esistita, nemmeno quando la Toremar era una compagnia pubblica. Con i sostanziosi contributi che riceveva annualmente dallo stato, Toremar avrebbe dovuto, tra l’altro, esercitare una funzione calmieratrice sulle tariffe di mercato. Il che non è mai successo, perché la società è stata gestita in maniera quantomeno discutibile e le risorse disponibili sono state chiaramente destinate ad altri scopi. Così accadeva che se la tariffa di Moby era 100 quella di Toremar veniva fissata a 90 o 85 e comunque a livelli molto prossimi a quelli della compagnia privata.
Ciò ha prodotto, nel corso degli anni, un aumento considerevole del “costo del viaggio” per l’utenza turistica ed ha finito quasi col cancellare certe forme di turismo, come quello del fine settimana in bassa stagione. Perseverare con una politica tariffaria al rialzo potrebbe seriamente compromettere gli sforzi degli operatori privati (e quelli della gestione unitaria) che cercano di rilanciare il marchio Elba e potrebbe risultare letale per l’economia del nostro territorio.
Per concludere, è vero –come dice Fratini- che, quando venne conclusa a brillantissima operazione dell’assegnazione di Toremar all’unico operatore privato presente sul mercato, a livello politico, sindacale e di associazioni di categoria nessuno fiatò. Solo il movimento Elba 2000 ripetutamente manifestò il proprio dissenso.
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