“La malattia è seria – spiega Martelli – e per debellarla servono interventi strutturali. Quando abbiamo la febbre prendiamo sì la tachipirina, ma poi cerchiamo di curare non solo i sintomi ma anche le cause con azioni profonde. La Toscana, come del resto gran parte del nostro Paese è ancora malata”.
“I dati che avevamo agli inizi degli anni 2000 - fa notare il presidente delle Acli della Toscana - sono lontanissimi sia in termini di Pil, di occupazione e di consumi delle famiglie. Il nodo vero da sciogliere è la crescita occupazionale della nostra regione. Perché la prima e principale cura contro la povertà è e rimane il lavoro. E oggi il lavoro è profondamente segnato dalla precarietà e quando c'è non garantisce spesso né un reddito adeguato né la stabilità che serve per guardare con serenità al futuro”.
“A fianco quindi delle misure straordinarie per far scendere la ‘febbre’ la Regione deve mettere in campo scelte strutturali per aiutare il rilancio della nostra economia. Cominciando da una parte a portare a termine i tanti progetti di opere pubbliche fin qui decisi ma i cui cantieri ancora non si intravedono, e dall'altra ad abbattere un po' di quella burocrazia che troppo spesso per chi vuole investire rappresenta uno degli avversari più ostici da superare”, conclude Martelli.