ECCO PERCHE’ L’ISOLA D’ELBA NON RIUSCIRÀ’ MAI AD AVERE L’AUTONOMIA E L’AUTOSUFFICIENZA IDROPOTABILE di Marcello Meneghin

Una caratteristica del rifornimento idropotabile dell’Isola d’Elba detta e ridetta mille volte consiste nelle sue grandi escursioni di portata. E’ ben noto come il fabbisogno sia variabilissimo da un momento e da un periodo all’altro: basterà pensare all’estate quando oltre alla calura che porta alle stelle i consumi specifici è soprattutto la presenza dei turisti a provocare un notevole aumento dell’acqua necessaria. A questo rilevante fenomeno di aumento della richiesta fa riscontro la sistematica scarsità di piogge che falcidia la disponibilità estiva delle fonti sia in isola e sia nella Val di Cornia da dove proviene la gran parte di alimentazione dell’isola .

Una volta assodata inconfutabilmente questa circostanza, bisogna mettersi in mente che il problema più difficile da risolvere dell’Isola d’Elba in tema di acqua non è affatto il reperimento delle portate necessarie quanto invece quello di colmare il grande divario di cui si è detto. Questo è il vero e difficile problema.

Ciò trova, senza che ce ne fosse bisogno, una ulteriore conferma nell’esame delle modalità usuali adottate per riuscire ad alimentare l’utenza elbana. Dall’allegato schema della rete di distribuzione dell’acquedotto, figura chiaramente come esistano in tutta l’Isola circa una sessantina di serbatoi aventi una capacita totale di circa 35000 mc ed una capacità singola che va da un minimo di poche centinaia di mc ad un massimo di 6000 mc cadauno. Per un comprensorio così piccolo si tratta di una miriade di serbatoi disseminati ovunque e la cui gestione, dovuta alla complessità dell'ambiente e di per sé difficilissima, non può che essere casuale e per la gran parte dipendente da galleggianti che chiudono l’immissione quando il serbatoio è pieno. Si tratta di un funzionamento detto al massimo livello e che è caratterizzato da due tipi di esercizio: quando c’è abbondanza d’acqua i serbatoi sono sempre pieni e quindi non svolgono affatto il loro lavoro che dovrebbe essere quello di riempirsi la notte e svuotarsi di giorno. Nei momenti di scarsità idrica gli stessi serbatoi si svuotano troppo presto la mattina e quando arriva l’ora di maggior consumo sono già vuoti e quindi anche in questo frangente essi svolgono un’azione poco utile. In conclusione non sussiste all’Elba nessun mezzo per svolgere correttamente il compito prima citato e cioè quello  di copertura delle punte di consumo. Vien da chiedersi allora in che modo le cose si svolgano nella realtà . La risposta non può che essere una: deve essere per forza la condotta sottomarina che svolge tale difficile compito e lo fa variando continuamente la sua portata a seconda delle richieste reali di rete.

Si arriva subito a conclusioni importanti: quando si afferma che con la costruzione del dissalatore e con qualche altro potenziamento delle fonti elbane l’Elba diventerà autonoma ed autosufficiente e potrà quindi  rinunciare all'acqua della Val di Cornia, si afferma il falso in quanto ci sarà sempre bisogno della Val di Cornia stessa  per  lo svolgimento dell’importante azione prima indicata ma della quale non si parla mai.

A questo punto è dimostrata anche l’assurdità delle opere che saranno eseguite e che consistono in dissalatori  destinati a produrre una portata costante, una portata fissa nel tempo ed in progetto fissata in 80 l/sec successivamente da aumentare  ma che sono privi di annesso serbatoio di accumulo che consenta di modulare a dovere  la portata prodotta per adeguarla continuativamente alle bizze del consumo.

Di fronte alla dichiarata assurdità trova conferma un grande assunto: all’Isola d’Elba la cosa più urgente da fare non è la costruzione del dissalatore ma di un grande serbatoio quale unica opera che svolga finalmente la funzione essenziale e risolutoria dei problemi e che consiste nell'accumulare le portate d'acqua disponibile tutte le volte che eccedono rispetto al consumo e tenerle quindi  pronte per i momenti di crisi. Ad una scarsità di invaso  totale della sessantina di serbatoi esistenti, i quali, come detto, non riescono nemmeno ad effettuare la compensazione delle 24 ore giornaliere, occorre contrapporre delle capacità di accumulo di tutt'altra entità e che può grossolanamente definirsi per stralci successivi di almeno 150 000 mc di volume utile  ciascuno.

Questa è la soluzione, tutto il resto è solo una pia e molto costosa illusione